Negli ulltimi anni la situazione degli Interventi Assititi con gli Animali in Italia sta lentamente e faticosamente prendendo forma e conformità sia in ambito normativo che sopratutto nella standardizzazione dei percorsi formativi.
Il futuro sia nell’ambito delle relazioni umane che nel promuovere nuove frontiere ed opportunità di cambiamento si tesse sempre ripercorrendo il passato e immaginandosi e proiettandosi in una dimensione di futuro da raggiungere e per cui progettare mirare obiettivi e definire qualità riproducibile. Ma è la dimensione del presente quella che costruisce il tutto, ed è fondamentale per prendere coscienza di cosa si muove e di quali sono le direzioni del momento. L’ambito della relazione uomo animale è complessa non definibile matematicamente e con oggettivazione, a tratti implicitamente ambivalente e contradditoria perchè di per sè lo sono i suoi protagonisti, esseri unici, vivi e particolarmente fragili. Non si tratta quindi di costruire e realizzare progetti semplicemente di applicazione di buone pratiche o di suggestive azzardate intuizioni, in questo ambito non ci si muove per accumulo di pratica o di applicazione di semplice decalogi; c’è qualcosa in più che determina la qualità dell’intervento, ed è l’intenzione alla “cura” dell’altro non in senso esclusivamente clinico ma “umanistico”; cura che avviene solo se si ammette e si riconosce fondante un desiderio di reciprocità che nasce nella mente della coppia cane persona e che poi è fulcro centrale del lavoro d’equipè, nonché humus dell’incontro con il bambino, l’anziano, la persona disabile il prezioso fruitore della cura.
L’animale non si esibisce l’animale non si interpreta a modo nostro, non gli si attribuisce pensiero e parola in un patetico scambio narcisistico e doloroso per tutti i protagonisti; l’animale è li per noi, con noi, perchè forse, tutto sommato altrimenti sarebbe altrove, forse in un luogo anche a lui più adatto e meno difficoltoso, più vicino alla sua natura, domestica ma anche libera.
La buona formazione non può portare a parer nostro a una schematica applicazione di semplici decaloghi e matrici di argomenti, ma alla dubbiosa e timida scommessa “proviamo a costruire insieme qualcosa” di unico, reciproco di sentimentale e vivo.
Non chiediamoci quanto stia funzionando un progetto quanta visibilità abbiamo raggiunto quanti sono stati i bravi strappati sul momento: domandiamoci sempre se stiamo operando nell’intenzione di “cura dell’altro” e se sia davvero in ogni caso, in ogni situazione, funzionale al benessere dell’animale e al suo essere anima ..lì. Solo insieme si costruisce il buono e il bello per l’altro.