Alla base degli interventi con la presenza di animali come fondamento troviamo il concetto di Cura, inteso come fine come mezzo e strumento del processo relazionale persona-animale. L’atto del prendersi cura, che include anche quello del nutrire, assistere e coinvolgere un animale in un’attività epimeletica, evoca probabilmente effetti positivi simili all’atto di ottenere cura (Julius et al., 2013). La relazione con gli animali infatti sappiamo molto bene dalla quotidiniatà nel nostro Centro educativo dove operiamo con minori con disturbi sociocognitivi, e dal lavoro pedagogico nelle scuole permette una sana e valida sperimentazione della propria efficacia, determinando un effetto positivo sul senso di sé capace, stimolando autonomia e indipendenza e pensiero creativo. L’attività cognitiva mediata dall’esperienza diretta con l’animale è un bagno di autostima. La relazione con l’animale come si può intuitivamente dedurre può fungere da “elemento transizionale” nel promuovere il senso di sicurezza sia nei bambini che negli adolescenti costruendo un legame affettivo attraverso il contatto lo scambio emozionale e il riconoscimento di una propria soggettività. L’attività con gli animali, nel nostro modello di intervento, in primis quello pediatrico viene posta in essere proprio in quest’ottica, e i risultati sono sorprendenti. Aver cura dell’altro vuol dire anche lasciare spazi di libertà e modalità di comunicazione libera in un contesto idoneo, protetto, ma adatto alla sperimentazione delle dinamiche relazionali dell’età evolutiva, consentendo così ai più piccoli di esprimere e gestire al meglio le proprie emozioni.
E una buona cura tiene l’essere umano immerso nel buono.