di Francesca Mugnai

Quando è arrivato nel centro socio terapeutico di Antropozoa, Andrea era impaurito, smarrito. Il suo linguaggio corporeo anche solo nel varcare il cancello della fattoria era di svilimento, resa, sfiducia. In se stesso e in ciò che lo circondava.
Nonostante la giovane età, Andrea sa cosa è il dolore fisico e interiore: la sua migliore amica, la bicicletta, il mezzo con cui ha vissuto momenti di libertà e indipendenza e sulla quale si sentiva sicuro, lo ha tradito. L’incidente in cui è rimasto coinvolto, ha sacrificato lunghi mesi della sua giovane vita, costringendolo a immobilità, una lunga degenza, interventi, fisioterapia, dolore nel corpo e nell’anima. Paura.
Lo ha tenuto come “sospeso” dalla sua quotidianità, dalla scuola, dagli amici, dalla famiglia, dalla vita di un qualsiasi ragazzo della sua età.
Le ferite fisiche si stanno rimarginando, è tornato a camminare anche se ancora di strada ce n’è da fare. Ora bisogna guarire le ferite interiori. Che son più profonde, più difficili da suturare.
Andrea ha paura. Teme di fare un passo falso, di sbagliare, di andare a sbattere contro un ostacolo fisico o morale. Ha perso fiducia in sé.
Quando i genitori mi hanno contattato, erano disperati. “Non sappiamo come far “tornare” nostro figlio”. Un ritorno alla normalità, a quel che era prima questo ragazzo pieno di energia e di voglia di vivere.

L’ingresso al centro Antropozoa è stato sommesso e nel rispetto dei suoi tempi: un passo alla volta. Il primo incontro con Galatina non è andato benissimo: Andrea ha manifestato non una paura vera e propria, ma un timore quasi reverenziale. “Non so se sono capace” ha risposto, quando gli abbiamo chiesto di dare un biscottino al cane. Più volte ha detto “Ahia” senza motivo reale o ha fatto un gesto fisico istintivo di ritrarsi che ha fatto ben capire che teme il dolore fisico, un timore che lo porta a bloccarsi per anticiparlo e prevenirlo.
Questa sfiducia nelle proprie capacità è tipica di chi deve recuperare da un incidente: la vita che cambia in un attimo, ti toglie certezze, fiducia, autostima. Ed è su questo che abbiamo lavorato, grazie anche alla pazienza ed esperienza dei nostri operatori a 4 e due zampe.

A poco a poco, passo dopo passo, non solo ha dato a Galatina un biscottino (anzi, tanti biscottini): l’ha spazzolata, ha giocato con lei con una pallina, l’ha portata a fare una passeggiata breve, poi sempre più lunga, fino ad arrivare nel bosco per godere anche degli effetti benefici della natura e del silenzio. Dapprima voleva sempre essere scortato passo passo sia fisicamente che nella risposta a comandi precisi; poi un po’ alla volta si è allontanato da solo, ha cominciato a prendere decisioni, a dare comandi lui al cane. Ed è tornato a sorridere e a credere in sé.
Grazie a Andrea e alla sua famiglia, abbiamo potuto ancora una volta osservare i benefici a tutto tondo degli interventi assistiti con gli animali personalizzati: sull’area della socializzazione, sull’area cognitiva, emotiva e neuromotoria. Hanno anche grandi benefici nella riabilitazione motoria: l’animale, cane o cavallo e asino in particolare, fungono da importante motivatore al recupero psicofisico, stimolano a camminare, muoversi, piegarsi, recuperare un coordinamento fisico, dimenticare il dolore.
La pet therapy permette anche di migliorare problemi di comunicazione, di relazione e di socializzazione.

Dalla prima “resa” di Andrea, con tanta pazienza sua e degli altri, il ragazzo sta facendo notevoli progressi. Il suo “non ne sono capace” sta diventando “Proviamoci” con un miglioramento importante dell’autostima e della voglia di farcela.
È ripartito verso un “ritorno”. Il percorso sarà lungo, progressivo, ma giorno giorno va avanti. Passo dopo passo.

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